giovedì 17 maggio 2012

Flusso di coscienza: realizzazione della condizione in cui vivo

La vita non è sempre rosa e fiori... ho pensato di condividere con voi un pensiero che ho scritto quasi 3 mesi fa e che devo riprendere: le paure, le insicurezze... ci sono! Fanno parte di me e non devo ignorarle... voglio conoscerle per affrontarle... non è facile... ma ci voglio provare...

a voi la lettura:


L’oblio… essere sospesi… sospesi dove? In uno spazio buio, ma non spaventoso. Siamo li e poco importa tenere gli occhi aperti o chiusi. Mentre il fiato si spezza, sentiamo un duro colpo di vuoto inferto al nostro petto… Vorremmo rifugiarci in un pianto, ma, purtroppo, ancora non riusciamo ad ascoltarci e continuiamo a vivere imponendoci di sapere cos’è che vogliamo. L’abitudine è rassicurante, i desideri precari e portatori di sofferenze. Tante scuse, tante giustificazioni per le nostre scelte, inevitabilmente sbagliate. Siamo pronti a condannare i nostri errori commessi dagli altri. Ci sforziamo. La paura di ferire gli altri è forte, talmente forte da inibire il nostro volere. E ci adattiamo, cerchiamo altri punti di vista. Pensiamo che non sia poi così male ciò che proviamo, ma una parte di noi sa che non è abbastanza: non è mai abbastanza! “Il sale scende dagli occhi”, splendida canzone. Che cos’ho che non va? Che fine ha fatto l’entusiasmo che mi appartiene? Non basta sapere di avere degli amici. Ho bisogno di crearmi un microcosmo, all’interno di questa grande avventura. Non ho punti fissi. Non c’è un faro che mi dia riferimento, anzi, sono io che dovrei darmi forza, ma ogni volta si accende una tenue luce, ogni volta in un punto diverso. Io, fiducioso e insicuro le seguo tutte, ma si spengono così velocemente che la testa comincia a girare, come un vortice inarrestabile che ha preso tante lucciole giganti. Lo sguardo si leva verso l’alto, ma la confusione ha la meglio e, mentre le luci vanno sempre più in alto, ci sentiamo sprofondare e, ancora una volta, ci lasciamo sopraffare, inermi, dai dubbi e dalle paure.
È la condizione dell’essere umano non superficiale che, non a caso, si definisce profondo.
Non ci sono maestri di vita che non vivano questa continua e lacerante esperienza. Le dottrine e le filosofie di vita sono tutti escamotages per alienarsi da sé e vivere, felici e contenti, passeggiando sulle nuvole. Eppure c’è ancora  qualcosa che mi sfugge: le persone non affrontano la vita allo stesso modo. Conosco persone profonde e intelligenti che sembrano aver superato questa insicurezza: come hanno fatto? Si sono semplicemente rassegnati? Hanno trovato vita nel vortice dell’incertezza? Dov’è che nasce il piacere di vivere così? Abbiamo tutti bisogno di coccole e osservare i bambini non ci aiuta ad essere più credibili: c’insegna ad essere più veri. I bambini vivono ogni cosa con un’esasperata intensità, ma non avvertono le responsabilità e le conseguenze di ciò che fanno. Io queste cose le avverto e so che mi sentirei in colpa se le ignorassi, quindi: cosa fare?

 Enrico 22.02.12

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